Parole di conforto

per persone colpite da un grave lutto

 

Sbalorditi, esterrefatti, in silenzio e con stupore rimaniamo di colpo davanti al mistero della morte. Sia che irrompa impetuosamente in una giovane vita, sia che dopo malattia e fragilità prenda delicatamente il bastone dalla mano del sofferente,-  sempre sentiamo la morte come una grande sfida. Vorremmo dire, che la morte non fa parte della vita, che dunque non ha diritto di esistere. Ed anche quando col tempo il nostro cervello comprende il fatto e incomincia a lottare per comprenderne il senso,-  il cuore si difende ancora a lungo e sanguina dalla ferita aperta. Inaspettatamente crediamo di sentire passi conosciuti o una risata o una domanda, il modo di suonare alla porta o di salire le scale. Vorremmo riordinare la stanza, vorremmo aspettare ancora un po’, avremmo da dire ancora una parola. Specialmente piccole cose diventano come la finestra aperta all’eternità: un’opera non compiuta, una lettera appena incominciata, un oggetto trovato per caso del tempo libero e ci sembra di poter vedere, ascoltare, afferrare per mano,  però non è più possibile. Non c’è più niente!

aquila - simbolo di vittoria e vita

Spesso stiamo in silenzio vicino ai nostri parenti più vicini. Soffriamo e soffriamo assieme, le parole non servono a niente. Non possiamo capire più niente, non possiamo neanche più pregare. Come Gesù nell’orto di Getsemani, lui suda sangue, per poter ancora pregare “Sia fatta la tua volontà”. Come Gesù sulla croce non riceve risposta al suo grido “Padre mio, perché?” Eppure prosegue subito: “Padre, nelle tue mani do la mia vita.” Se ci fosse dato spazio e tempo da poter di nuovo ragionare e sentire, agire e pregare, allora forse da fratelli e sorelle di Gesù potremmo consolarci con le parole di conforto come segue.

 

1.  Sia fatta la tua volontà

 

Quante volte lottiamo per pregare e recitare questa frase. Anche Gesù nell’orto degli ulivi ha sudato sangue, finché poteva pregare: “… non come vorrei, ma sia fatta la tua volontà!” Non è una spiegazione questa. Eppure che grande consolazione poter affermare, che anche il dolore nostro più profondo non abbia soltanto qualche senso, ma che sia deciso dalla volontà di un padre buono nel cielo. Non sono consegnato a un destino cieco o arbitrario, non a una forza superiore feroce e atroce di castigo, ma sono affidato a Dio che si da cura di me come un padre preoccupato e una madre che ama. I bambini credono e si affidano a papà e mamma anche se non possono capire e se lo volessero in modo diverso. Sarà possibile – una volta – di intuire o addirittura capire la volontà di Dio? Già adesso posso interrogarlo se soffro, spero, prego.

 

2.  Gesù che ha portato la croce per noi

 

Dio si è abbassato, ridotto fino all’ultimo sulla croce, questo il mistero più profondo cristiano della nostra fede e vita. Anche questo non è una spiegazione ma solidarietà piena con tutti i sofferenti e moribondi e con chi è in lutto. Domanda: noi uomini potremmo essere capaci di capire vita e morte, i concetti grandi della vita? Non è un grande conforto, che Dio ci aiuta a vivere? A trasformare paura in speranza, lutto in gioia e pena in aiuto? Che ci dona suo figlio Gesù come fratello maggiore, che scende dalle stelle e divide la nostra miseria umana? “Che croce pesante che deve portare la famiglia” diciamo spesso, ed eleviamo lo sguardo pieno di speranza al Crocefisso.

 

mani si lasciano - congedo
3. Ci incontreremo nel cielo

 

Un presentimento di tutti gli uomini e i popoli di questa terra nella fede cristiana ci diventa sicuro: tutti ci rivedremo. Per questo gli uomini dall’inizio hanno coltivato e decorato le tombe dei loro cari, per questo l’umanità è diventata ricca di segni di speranza oltre la morte. L’amore e la verità sono perpetue, questo non lo sente soltanto il poeta. La nostra vita ci viene trasformata, non tolta, e sarà una festa quando ci ritroveremo! Allora non ci saranno più lamentele, fragilità, colpa. La vita dopo la morte ci viene descritta con immagini e concetti, ma non dovremmo farci dipendenti da singoli particolari come giudizio, inferno, purgatorio o da pensieri astratti. Non dobbiamo essere pieni di premura e paura, ma possiamo fare delle domande già adesso. Siamo seduti a un tavolo a sinistra e a destra, ma i nostri occhi sono torbidi e bendati. Preghiamo per i morti, anzi con loro; loro vedono e guardano la luce del padre eterno, ma noi siamo ancora in cammino nella valle delle lacrime.

 

4.  Arrivati alla perfezione nella morte

 

La ricerca scientifica moderna ci riferisce che perfino i bambini nell’attimo di morire sono persone perfette e che anche nel caso di morte subitanea e improvvisa il momento del decesso viene vissuto aldilà  di tempo e luogo e con qualità perfezionata di tutta la vita.  Anche se i bambini non hanno potuto crescere, anche se a loro è stata negata la nostra vita con i suoi valori alti e bellissimi, se non hanno potuto lavorare e formare una famiglia, se non hanno costruito casa e non hanno gustato il tempo libero, la morte perfeziona tutto in modo suo. Se muore la mamma, non si è spenta una donna di ottanta anni, ma la mamma. Conta l’uomo, non l’età o la posizione, non acciacchi o l’essere colpevole, non fortuna o sfortuna. E quello che conta per i bambini, conta per di più agli adulti, che Dio perfeziona quel che c’è ancora imperfetto.

 

5.  Maturare nel dolore

 

Il dolore ci fa diventare maturi e saggi. Dolore e lutto ci portano via dalle nostre situazioni preoccupanti, lascia dimenticare i nostri piccoli problemi e ci dà un’ idea del mistero grande della vita. Dolore e morte, fallimenti e debolezze, colpa e sconfitte fanno parte integrante della vita stessa! Anche se questo non lo potremo mai capire, ma nella fede e con speranza possiamo accettare e portare avanti. Questo lo capiremo e lo potremo accettare spesso soltanto alla distanza di molti anni. Saggezza, umiltà e pazienza maturano soltanto dal basso della sofferenza. Nessuno mai è stato un buon consigliere nelle faccende della vita, se non ha dovuto portare anche lui il peso della sofferenza.


accendere candela - speranza amore

6.  L’amore è più forte della morte
 

Collaborare in carità e portare il dolore uniti tutti insiemi sono la cosa più importante nei nostri tempi pesanti e tristi. E poi ci domandiamo, se una persona messa totalmente a se stessa fosse in grado di portar dolore e lutto. L’esperienza di un Dio vicino al dolore e la morte ha bisogno dell’esperienza di amore fraterno tra persone che ci stanno vicine.  Il marito può stare fermo nella fede con la forza tipicamente femminile della moglie e viceversa. Amicizia, amore, matrimonio e famiglia possono crescere e maturare, se le persone non soffrono uno accanto agli altri, ma insieme con la forza dell’altro. Possiamo anche farci del male l’uno all’altro, ma l’amore sincero porta al bene, l’amore è più forte della morte!

 

7.  Solidarietà col dolore degli uomini e del creato

 

Non mi serve niente, se va male anche all’altro, eppure lo spalleggiamento con amici, con fratelli e sorelle di lutto mi farà bene.  Nei guai gli amici spesso si fanno molto rari, ma l’amicizia vera viene provata nel dolore. Amici che ci sono donati nei tempi difficili sono sinceri. Anche noi stessi possiamo diventare importanti per gli altri. Non soltanto quando loro ci incontrano con compassione e stima, ma aiutiamo gli altri a erigersi personalmente alla nostra fede provata e mantenere anche loro la speranza. Noi diventiamo solidali col dolore degli uomini e di tutto il creato. Abbiamo un cuore per le lacrime e per il mutismo della gente, per il dolore dei popoli e per la natura, che soffre e sospira sotto la servitù della corruzione (Rom 8,22).

 

8.  “Beati gli afflitti, perché saranno consolati”  (Mt 5,4)

 

Gesù non soltanto predica le beatitudini, ma le vive, sono il suo Credo di vita. Il Figlio riceve tutto dal Padre e vive tutto nello Spirito: la sua vita come Figlio di Dio, il suo mandato come uomo, la sua morte e glorificazione, il suo impero e la sua venuta come salvatore e redentore.  Lui lascia tutto, dona tutto, muore la nostra morte. Nato fuori nei campi, straniero e fuggitivo.  Solo, pervaso da tristezza e dolore prega nelle sue ultime ore, povero e atroce muore per i suoi amici. Noi abbiamo ricevuto dal suo spirito emanato sulla croce, che porterà anche noi attraverso il dolore alla gloria del paradiso. Siamo afflitti, saremo consolati!

Bernhard Frei, Cappuccini Merano
 

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